RECENSIONI CD ISHK BASHAD Live at Womad Festival, 2001

 

aggiornato il 22 maggio 2006

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Ishk Bashad Live at Womad Festival, 2001 (Cajù Records, 2005)

di ©2005 Fabio Ciminiera - Jazz Convention 27 maggio 2005

 

Ishk Bashad, Live at Womad 2001 è la registrazione del concerto tenuto dal gruppo al Womad Festival di Palermo organizzato da Peter Gabriel. Pianoforte, oud, percussioni, violini, voci... Il Mediterraneo è il luogo dell'incontro di Mouna Amari, Enzo Rao, Giuseppe Grifeo e Peppe Consolmagno, le musiche senza tempo delle tradizioni popolari che percorrono le coste di questo mare, simbolica terra di mezzo che unisce e divide popoli e civiltà. É il disco che presenta la musica più strutturata secondo canoni e stili, nella quale la volontà di ricerca viene esplicitata nel recupero e nell'utilizzo della tradizione, nella sintesi e nella ricerca dei topos che accomunano le espressioni delle diverse influenze che si sono succedute e confrontate nel corso dei secoli, nell'impasto delle motivazioni e dei racconti secondo gli arrangiamenti e le interpretazioni dei diversi musicisti. La presenza di strumenti a corda, come il violino e l'oud, la voce che si dispone ferma e malinconica a guidare lo sviluppo della musica, le percussioni meno libere che negli altri progetti, pur mantenendo intatta la propria cifra stilistica. Registrazioni effettuate nel corso di dieci anni, dal 1994 al 2004, che coprono la storia e le evoluzioni del discorso musicale di Peppe Consolmagno, ma che riportano anche dei viaggi effettuati alla ricerca delle radici musicali e degli strumenti, che testimoniano, con le fotografie, delle emozioni provate avvicinando le ragioni concrete della storia e del divenire del mondo, anche di quella pate di mondo che spesso rimane sconosciuta e che è più legata alle esperienze naturali e immediate dell'uomo sulla terra, dell'uomo in rapporto con la Natura.

JAZZ CONVENTION 

Fabio Ciminiera

 

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Ishk Bashad Live at Womad Festival, 2001 (Cajù Records, 2005)

di ©2005 Stefano Solventi - Music Magazine - Sentire Ascoltare 16 luglio 2005

 

Ishk bashad è un saluto, un augurio di pace, un incontro di volontà. Quello che più o meno accadde una sera di Agosto del 2001, soltanto pochi giorni prima quindi che la frattura tra oriente ed occidente – frattura culturale, economica, religiosa, esistenziale – si facesse larga e profonda e nera, ferita di cui – ahinoi – siamo lontani oggi dallo scorgerne la guarigione. Ma quella sera, appunto, quella sera a Palermo, in occasione del Womad (creatura di Peter Gabriel, per quei due o tre che non lo sapessero), Ishk Bashad erano una band di quattro persone che incrociavano volontà, cultura, spiritualità e gioia, semplice gioia di esistere nell’incontro del loro suonare. Suoni densi di passato inestricabile, eppure fragranti di presente. Il pianoforte romanticamente irrequieto di Giuseppe Grifeo, percorso di tentazioni jazz e progressive. L’oud vibratile e i melismi accorati della tunisina Mouna Amari. I peana lancinanti del violino di Enzo Rao. E, tra di essi, la ragnatela imbastita dalle percussioni di Peppe Consolmagno, un gioco vivo vibratile frastagliato, un muggire di vasi, un sonagliere di conchiglie, un fruscio e un tramestio che si nutre di quello che vibra nell’aria. Dal buio incantato in cui sorge Che vi sia pace alle strategie sospese di Dervish, l’interplay fra i quattro definisce una tensione elastica tra libertà e mistero, unisce in un solo disegno effluvi latini e irrequietezze balcaniche, jazz e progressiva, il ponente e il levante di un intangibile medioevo (emblematica in tal senso Ya qalbi khalli elhal), salvo poi scompaginarsi come un mandala, disfare le densità atmosferiche (Gianub) come mulinelli d’ombra e sabbia (Zinkolah). Quella gioia e quella spiritualità di cui dicevamo insieme ammaliano e scorticano la memoria, tracciano disegni lunari, bisbigliano il fruscio del mondo. Registrato su due tracce digitale, senza manipolazioni in studio, suona come un miracolo potente e fragile. Suona come certe cose che avvengono portandosi via il clichè, per non accadere mai più uguali. (7.2/10)

SENTIRE ASCOLTARE

Stefano Solventi

 

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Ishk Bashad Live at Womad Festival, 2001 (Cajù Records, 2005)

di ©2005 Michel Bedin Jazz Hot  n.622 luglio/agosto 2005

 

Le festival Womad de Palerme, créé par Peter Gabriel, est, comme son nom l'indique (WO= World Music sans doute), voué à autre chose que le jazz. La chanteuse tunisienne Mouna Amari, joueuse de oud (très belle voix), les pianiste et violiniste siciliens Giuseppe Grifeo et Enzo Rao, soutenus par le percussionniste Peppe Consolmagno qui, lui, vient du Brésil via L'Afrique, interpretent des musiques nord-africaines sur des textes soufis. La mode étant aux mysticismes de tout poil et aux mélanges interethniques, nul doute que ce genre  de musique va avoir du succés, d'autant qu'elle est fort belle, peu vendable, commercialement parlant, (des tires de huit minutes, coco, ça passe pas à l'antenne), assez authentique et peu frelatée. Quand la world music reste dans ces limites, ce n'est pas bien méchant. C'est quand elle prétend être une culture du monde que c'est gravissime.

JAZZ HOT

Michel Bedin

 

 

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Peppe Consolmagno e Autori vari  Cajù Records 4558-2, 4558-3, 4558-4, 4558-5

Timbri dal Mondo, Kalungumachine, Ishk Bashad Live at Womad, Vasconcelos, Salis, Consolmagno

di ©2005 Maurizio Favot -  Suono  n.384 settembre 2005

 

Percussionista? Definire così Peppe Consolmagno suonerebbe quasi come un insulto. Non bastassero le qualità espressive poliedriche, occorre infatti mettere in conto l’attività musicologica e didattica del quarantasettenne riminese, la cui personalità sfaccettata si palesa “improvvisamente” grazie alla Cajù di Peter Kauffmann, con ben quattro cd appartenenti ad epoche diverse. Il denominatore comune è appunto il percussionismo ecumenico di Peppe, che dall’iniziale ispirazione brasiliana abbraccia l’intero orbe terracqueo e s’avvale di un’ampia tavolozza sonora, comprendente anche strumenti inventati e/o autocostruiti, più voce, campionamenti e loop creati estemporaneamente. Non a caso, il suo primo lavoro solitario (9 brani da un concerto del ’99, 2 registrati in studio nel 2003) è intitolato Timbri dal mondo, a sottolinearne la ricchezza timbrica. Caratteristica già apprezzabile nel duo con il sassofonista Antonio Marangolo (Kalungumachine del ’94, all’epoca edito dalla Iktius), che vi aggiunge spessore impiegando anche l’harmonizer. Infine due live: al 2001 risale la partecipazione al Festival Womad organizzato a Palermo da Peter Gabriel, in un quartetto con Giuseppe Grifeo (piano e voce), Mouna Amari (oud e voce) ed Enzo Rao (violino), mentre l’incontro con Nana Vasconcelos (percussioni e voce) e Antonello Salis (piano, accordion e voce) è del luglio 2004, durante il Fandango Jazz Festival, sul palco de La Palma: più orientaleggiante e “composta” la prima, genuinamente e suggestivamente naif la seconda, entrambe godibilissime.

SUONO

Maurizio Favot

 

 

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Peppe Consolmagno e Cajù Records 

Timbri dal Mondo, Kalungumachine, Ishk Bashad, Vasconcelos, Salis, Consolmagno

di ©2005 Giuseppe De Trizio -  Cupa Cupa  ottobre 2005

 

Suonare jazz senza essere necessariamente solo jazz, pulsare attraverso le dita e gli armonici della voce un filo di musica che è fatta di parole mancate, di rivoli elastici, di loops concentrici, di incontri sostanziali di idee in movimento, di improvvisazione: questo è Peppe Consolmagno. Poliedrico compositore e musicista, agitatore culturale direi, ma anche abile e rinomato liutaio-artigiano. Da anni Peppe si muove attraverso la didattica, la costruzione e l’interplay attraverso la parola parlata. Di recente la consolidata collaborazione con l’ingegnere del suono e produttore Peter Kauffmann, direttore della nuova etichetta indipendente Cajù records, ha portato alla produzione di quattro cd monografici che riescono a restituire all’ascoltatore i confini del lavoro di Consolmagno attraverso le sue composizioni e le performance che vanno dagli intrecci percussivi con i pirotecnici Antonello Salis (piano, voce e fisarmonica) e Nanà Vasconcelos (voce e percussioni), alle trame intime con il fiatista Antonio Marangolo e agli echi multirazziali del progetto Ishk Bashad. La musica di Consolmagno è fatta innanzitutto di timbri, di suoni (assonanze e dissonanze), che sfilano leggeri negli interstizi della musica che ognuno di noi può essere. Ciò che colpisce della poetica del musicista marchigiano di adozione è la consapevolezza della relazione intima tra suono e silenzio. Pulito il campo da orpelli e inutili preamboli la poetica (arte del fare) di Peppe si arricchisce di sovrapposizioni e scomposizioni ritmiche e melodiche che sanno inseguirsi e rivelarsi con semplicità senza mai dimenticare l’aspetto ludico della musica (caratteristica che si riflette anche in Peppe uomo). Di particolare rilievo ci pare la capacità di prendere parte a progetti eterogenei in modo maturo sapendo calibrare sempre il proprio spazio sonoro, senza invadere, senza cadere nella scontata cerchia del dejà écu. Mossa dalla curiosità verso il jazz di matrice europea e, soprattutto, dalle possibilità espressive della tradizione brasiliana, la sua musica ci regala affreschi che diventano cadeaux quando si legano alle vorticose frenesie di quel genio sregolato di Antonello Salis che pesta il pianoforte verso i dialoghi che lo hanno reso celebre e che acquistano un colore spesso e più asciutto nella ossuta consapevolezza delle fantastiche mani di Nanà Vasconcelos. Ben diversa, invece, molto più intima e frusciante come il corso di un fiume antico è l’elegia poetica di “Kalungmachine”, lavoro inciso originalmente nel 1994 e restituito a nuova vita nella tessitura di un percorso emotivo che trova specchio nel talento elegante di Antonio Marangolo. “Ishk Bashad” (Enzo Rao, violino; Mouna Amari, voce e oud; Giuseppe Grifeo, pianoforte) invece, è un ensamble che naviga come piccola orchestra improvvisa tra l’oriente dell’oud e l’occidente del pianoforte attraverso l’ibrido del violino, per una musica “mediterranea”, più votata alla mediterra che agli abusati clichè di settore.

 

CUPA CUPA 

Giuseppe De Trizio

 

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Ishk Bashad Live at Womad Festival, 2001 (Cajù Records, 2005)

di ©2005 Alberto Bazzurro  - Musica Jazz n.11 novembre 2005

 

Questo album di appena quaranta minuti vede all'opera un quartetto anomalo quanto attraente. Il terreno non ha pressoché nulla a che fare con il jazz (e dei quattro soltanto Grifeo e Consolmagno hanno frequentazioni in tal senso) ma gli Ishk Bashad confezionano un disco-concerto sicuramente efficace, in cui prevale un referente  che è persino banale definire etnico (bassomediterraneo-mediorientale, nello specifico). Certo non c'è nulla di particolarmente originale, in questa prospettiva stilistica, ma il fascino che il disco emana e palpabile, abbeverato di sonorità ancestrali (l'ud, il violino, lo stesso canto, anche multifonico) appena attualizzate dalla presenza di Grifeo. Chi sia interessato ad allargare gli orizzonti propri e della propria discoteca potrà dunque rivolgersi con fiducia a questa registrazione effettuata quattro anni fa al festival Womad: i climi in cui si troverà immerso non mancano né di pathos, né di rigore e buon gusto.

MUSICA JAZZ 

Alberto Bazzurro

 

 

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Ishk Bashad Live at Womad Festival, 2001 (Cajù Records, 2005)

di ©2005 Mario Riggio  - Percussioni n. 167 gennaio 2006

 

Ishk Bashad, nella lingua dei Sufi - religiosi dell'Islam - è  un augurio di pace e amore, augurio che viene raccolto da quattro musicisti appartenenti ad aree geografiche diverse, la tunisina Mouna Amari (voce e liuto arabo oud), i siciliani Enzo Rao al violino e Giuseppe Grifeo al pianoforte e il percussionista creativo Peppe Consolmagno. Il disco, registrato al Womad Festival di Palermo, è estremo nella sua ricerca di contaminazione e si spingeperfino ad accostare oud e pianoforte in uno scontro armonico tanto improbabile quanto riuscito. La splendida voce della Amari fa da contraltare al violino di Enzo Rao, mentre le percussioni e gli effetti vocali di Consolmagno sono timbricamente fondamentali e rappresentano il giusto collante di un album a cavallo fra atmosfere etniche e new age.

PERCUSSIONI 

Mario Riggio

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Peppe Consolmagno - Cajù Records 4558-2, 4558-3, 4558-4, 4558-5

Timbri dal Mondo, Kalungumachine, Ishk Bashad Live at Womad, Vasconcelos, Salis, Consolmagno

di ©2006 Gianmarco Maggiora -  Drum Club febbraio 2006

 

Per Peppe Consolmagno le percussioni non sono solo una grande passione, ma un vero e proprio stile di vita. Le percussioni sottolineano i suoi viaggi in vari continenti, di cui ci riporta sonorità e suggestioni. Le percussioni sono il mezzo con il quale ci trasmette emozioni e sentimenti, un linguaggio che si fonde con la voce umana invece utilizzata come strumento musicale. Le percussioni sono gli strumenti che utilizza per interagire con altri musicisti e con il pubblico, per lavorare e vivere. I quattro cd di cui andiamo a parlare sono stati incisi nell'arco di dieci anni, spesso in situazioni live, quindi senza alcun artificio tecnico, a conferma della grande personalità e versatilità dell'autore.  In Timbri dal mondo vi è tutta la gioia della scoperta, l'infanzia e al fantasia. Percussioni, voci e campionamenti vengono mescolati e moltiplicati con gli echi a creare bozzetti sonori in cui la ricerca timbrica e la suggestione emotiva sono gli elementi predominanti. In Kalungumachine c'è l'incontro con gli strumenti a fiato di Antonio Marangolo, annunciato e sintetizzato già dalla foto di copertina in cui due fiumi si uniscono per formarne uno ancora più importante l'Amazzonia. In Ishk Bashad - live at Womad 2001 avviane un'altra fusione, quella di diverse culture che nella musica trovano l'ideale strumento di coesione e dialogo. Infine il cd più recente è quello che vede sul palco del Fandango Jazz Festival del 2004 tre musicisti ( Nana Vasconcelos, Antonello Salis e Peppe Consolmagno) che sottolineano ancora una volta come in musica non abbiano alcun senso le etichette ed i limiti mentali, quando la creatività travalica qualunque confine.

 

DRUM CLUB

Gianmarco Maggiora

 

 

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Ishk Bashad Live at Womad Festival, 2001 (Cajù Records, 2005)

di ©2006 Fabrizio Ciccarelli - Audiocostruzioni  20 maggio 2006

 

Ishk Bashad: un’idea di conoscenza ampliata nella quale le sensibilità di Beppe Grifeo, ideatore del gruppo, Mouna Amari, Enzo Rao e Peppe Consolmagno,  congiungono armonie arabe con l’aspetto improvvisativo jazzistico. Ognuno dei musicisti porta il proprio modo di vedere la musica, con grande rispetto e attenzione verso gli altri: l’interplay è intenso, vero, emozionante. Spesso è Consolmagno a “dare il la”, poi Rao ricama, vola la splendida voce di Mouna Amari col suo oud dal suono antico e meditativo, suggestivo come le sabbie percosse dal vento in cui fu creato. Potrebbe destare perplessità l’uso del pianoforte, uno strumento tipicamente occidentale, si pensa comunemente: basta allora pensare a quanti musicisti hanno dedicato il loro impegno in direzione orientale: Don Cherry, Sun Ra, Randy Weston, Abdullah Ibrahim, senza dimenticare Debussy e Satie. L’esplorazione nell’anima, nei sapori culturali dell’islàm: troppo spesso si tende a dimenticare quanto l’apporto mediorientale abbia contribuito alla nascita ed all’evoluzione delle arti “nostre”.

Ed allora, in occasione del Womad  ideato dall’eclettica personalità artistica di Peter Gabriel, questa band così particolare sale sul palco in una sera d’Agosto del 2001 ed inizia, nella massima spontaneità, a ricordare sonorità fluide, romantiche, vibranti, solari, secondo la scelta di un pensiero in costante movimento, percorrendo vie misteriose e libere tra Balcani e Màgreb, tra Sicilia medievale (la Palermo di Federico II) e Africa nord-occidentale. Ne nascono, incantevoli, melodie profondamente spirituali, legate ad una poetica che unisce – anche in modo irrequieto – stili e meditazioni da secoli in confronto quasi mai all’insegna della concordia: questo il senso dell’ “ishk bashad”, del saluto che porta pace, con i quale i quattro musicisti hanno scelto di nominare se stessi.

L’emozione nell’ascolto è grande: la vibratile voce di Mouna Amari dona atmosfere mistiche seguendo testi sufi, il mélange con gli armonici vocali di Peppe Consolmagno, con l’irruenza  e la sensibilità strumentale di Grifeo e Rao, appare immediato, in bilico perfetto tra sonorità e silenzio, in uno spazio indefinito disegnato da un  pathos prezioso e mai uguale a se stesso. La registrazione live su due tracce digitali, il perfetto lavoro di engineering di Peter Kauffmann e Francesco De Magistris, poi, rendono unica questa testimonianza culturale. Un evento, questo, che ci auguriamo possa aver seguito sia discograficamente sia socialmente; un incontro che sia definitivo tra due culture che non possono né potranno mai essere “distanti” fra loro. Ed in tutto questo semplici e magnifiche le parole di Peppe: “fare della musica uno strumento di pace”. Ishk bashad, appunto.   

 

AUDIOCOSTRUZIONI

Fabrizio Ciccarelli

 

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