Interviste

 

MUSIC CLUB 
n. 155 Ottobre 2005  

 

 

 Luca Confusione intervista Peppe Consolmagno

 

 

Testo di: Luca Confusione

Foto di: Repertorio e Mondomix

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In fondo all'intervista la recensione del CD di Vasconcelos, Salis, Consolmagno 

a cura di Luca Confusione

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Di Peppe (Giuseppe) Consolmagno abbiamo parlato nel numero scorso, recensendo uno dei lavori più recenti usciti per Cajù Records, cioè quel Vasconcelos - Salis – Consolmagno che non solo di jazz ci ha parlato (musicalmente, si intende). Peppe Consolmagno è un percussionista dallo sguardo aperto: un occhio al Brasile e alla sua ricca tradizione musicale, un occhio all’europa e al jazz, la didattica, la sperimentazione su materiali e struttura degli strumenti stessi (buona parte delle percussioni che utilizza le ha realizzate nel suo laboratorio di Tavullia, oltre ad avere prestato la propria opera ad artisti come Nanà Vasconcelos, Cyro Baptista, Trilok Gurtu e altri). Se a questo aggiungiamo anche un’ottima frequentazione live, non potevamo esimerci dal domandargli cosa ne pensasse di argomenti particolarmente cari a questa rubrica (e non meno a questa rivista) quali: improvvisazione e live music, autoproduzione, autarchia musicale in genere. Ecco il risultato di un breve, ma intenso, scambio di mail avvenuto fra il vostro e l’artista. 
 
Luca Confusione: [Improvvisazione] E’ un essenziale strumento compositivo, lo stato naturale della performance musicale o lo stato grezzo dell’arrangiamento? Qual’è l’atteggiamento nei suoi confronti, cioè, nel tuo caso, di cosa parliamo, di improvvisazione totale o di una deviazione dall’improvvisazione jazz? 
 
Peppe Consolmagno: L’improvvisazione è quello che fa la differenza nella musica. Improvvisazione vuol dire ispirazione momentanea, interazione con il pubblico e con gli altri musicisti. Vuol dire libertà, allargare le proprie idee musicali, formulare idee nuove. Sono attratto dall’aspetto creativo, dallo scambio di emozioni, dal suonare con persone aperte e disposte a mettersi in discussione. Nella mia musica queSalis, Vasconcelos e Consolmagno salutano il pubblico del Banlieues Bleues Festival di Parigi 2005, foto Mondomixsti elementi sono molto presenti. I miei recenti 4 CD fatti con la Cajù Records penso che siano un buon esempio. Sono tutti progetti diversi, in cui mi confronto con me stesso - Timbri dal Mondo (Cajù 4558-2) , in duo con Antonio Marangolo - Kalungumachine (Cajù 4558-3) , in trio con Nana Vasconcelos e Antonello Salis – Vasconcelos Salis Consolmagno (Cajù 4558-5) e in quartetto con il gruppo Ishk Bashad insieme a Giuseppe Grifeo, Mouna Mari e Enzo Rao - Ishk Bashad live at Womad 2001 (Cajù 4558-4). In tutti l’elemento creativo e improvvisativo è ben presente, Kalungumachine e Vasconcelos Salis Consolmagno lo sono in maniera totale. Il primo è frutto di soli tre pomeriggi di studio di registrazione senza prove e senza una scaletta preparata; si parte, si suona, si registra, si mixa, si fa il master. Il secondo documenta felicemente il primo incontro tra Nana, Antonello e me. Mai suonato prima insieme tutti insieme, un’ora e mezza di prove, per meglio dire giusto il tempo di creare una scaletta, via sul palco e buona la prima. Come dire: senza le condizioni che elogiavo prima, come si possono affrontare delle situazioni così impegnative quanto stimolanti? 
 
LC: [Didattica] L’artista ha la possibilità, oggi, di un contatto più diretto con il suo pubblico (non parliamo di attività live), quasi di un dialogo completo in real time, ma è pronto a questo? Anche in relazione ai workshop e alle attività didattiche svolte, che ruolo hanno i nuovi media nell’attività di Peppe Consolmagno? C’è un cambiamento tangibile in atto in ambito musicale in questo senso? 
 
PC: il computer e la rete sono cose fantastiche e molto utili… quando funzionano. Ho sempre avuto un rapporto difficile con l’elettronica… come dire: tutto giusto, poi va via la corrente e non c’è più niente. Per chi ama comunicare, la parola parlata (non quella scritta che è muta), la gestualità, il contatto con il pubblico reale, sono cose fondamentali, sei te stesso senza dover dipendere da fili e macchine. Detto questo, le forme interattive, l’uso di internet e del computer permettono di “esserci” in maniera rapida e di comunicare con un numero di persone molto ampio. Persone in svariate parti del mondo possono seguire le tue attività che diversamente non avrebbero potuto avere accesso. Ti trovi davanti ad un nuovo tipo di pubblico, attento e sconosciuto. Trovo molto utile essere presente in internet anche con un proprio spazio web sempre ben aggiornato e ricco di informazioni, di ascolti mp3, di fotografie, di recensioni, di interviste, di news, con link che ti permettono di espandere l’informazione che stai leggendo. Preferisco essere sempre molto semplice, chiaro e facilmente leggibile per intenderci: “sfogliabile” senza far perdere tempo al visitatore utilizzando sistemi che in tutto il mondo con qualunque tipo di formato, dimensioni e velocità, risulti visibile. Così pure l’uso della posta elettronica, sapendo che ci sono PC che usano programmi che leggono i formati html o quant’altro e chi invece no, è meglio adottare un formato meno elegante ma da tutti leggibile. Da qui ad aggiungere forme di dialogo o di studio in diretta ancora non mi sono attrezzato. Credo che ne valga la pena, anche se non solo i musicisti non sono ancora abituati ma penso neanche gli utenti. Non tarderà ad introdursi come un sistema quotidiano. Non mi piace però pensare a questa possibilità anche come un modo per non spendere. Il poco porta al poco e quel poco costa sempre di più. Per concludere: trovo inutile opporsi a queste realtà che ormai hanno già un terreno stabilito e programmato da cui è impossibile esonerarsi, credo che prevalga sempre il buon senso. L’antico e il moderno, la tradizione e la modernità, la memoria e il futuro, devono camminare insieme.
 
LC: [Autoproduzione] Spesso questa parola nel nostro paese è sinonimo di “unica possibilità”, per alcuni artistimusicisti che si trovano a proporre idee o troppo personali, o poco adatte a un mercato e ad un pubblico non ricettivo (e poco abituato ad esserlo). Nel tuo caso, in quanto costruttore (quindi produttore), spesso, degli strumenti che suoni, quali differenze interpretative puoi dare della parola autoproduzione? 
 
PC: Il genere di musica a cui appartengo è destinato ad un pubblico ristretto, pertanto l’autoproduzione la vivo in maniera abbastanza positiva. Se un prodotto vale è giusto che venga stampato e che documenti un momento della tua storia. La quantità di dischi che vengono venduti ad esempio di un musicista jazz , ePeppe Consolmagno, performance in grotta a Hypersuoni Festival - San Benedetto in Perillis (AQ)quivalgono alla quantità di dischi che una produzione pop o rock destina alla promozione. Capisci bene, che se anche il livello di quell’artista è alto e il suo settore è di interesse culturale importante, fa parte comunque di un ambiente per pochi, mosso sempre e solo da persone che credono in quel progetto, amano quella musica, lontano da conti economici fatto di piccoli guadagni e con molta probabilità anche in perdita. Potrei dire che tutta la mia vita è stata un’autoproduzione. Dal mio modo di essere, di vivere, di vedere la musica, di studiarla, di suonarla, nel costruire i miei strumenti musicali per avere un rapporto più intimo con loro che mi permette di dialogare con loro. Il pubblico credo che sia molto più intelligente di quanto possa sembrare, è quello che li circonda che li rende timidamente ottusi. I miei 4 CD che sono usciti ad aprile del 2005, sono frutto della coproduzione della Cajù Records per volere di Peter Kauffmann che si occupa insieme a Carlotta Fischer delle mie attività e della DNA di Carlo Rossetti buon amico nel tempo. 
 
LC: [Intermedialità] Le altre arti influiscono sulla musica? Anche l’intervenire, il costruire, il proprio strumento è allargare i confini del media musica. Questi, cosiddetti, confini sono visibili o vaghi e sensibili ad un attraversamento repentino? Da cosa sono rappresentati?
 
PC: Le mie esperienze le ho sempre messe a servizio una dell’altra, non sono mai stato ne gradisco essere “mono”. Un musicista prima di essere tale è una persona che può portare la sua intenzione in un determinato mestiere. Non si possono scollegare le due cose. L’esperienza di vita è la chiave di accesso al saper vivere, di andare ad un ristorante come salire sul palco in maniera appropriata. Ti faccio un esempio: se vai in ristorante e c’è molta gente e vuoi mangiare la pizza, hai poco tempo ma vedi che il pizzaiolo è molto indaffarato, dai uno sguardo alla cucina e vedi invece il cuoco abbastanza tranquillo, è inutile ordinare la pizza e poi arrabbiarsi perché hai aspettato troppo tempo. Ti adatti, prendi un primo piatto, sarà sicuramente cotto bene, il cameriere sarà più tranquillo, tu più rilassato, bypassi tutta quella bolgia di gente che aspetta di mangiare, hai rispettato i tuoi tempi…così e’ la vita, così è la musica. Come si può pensare alla musica senza la parte creativa, senza interagire con le altre forme d’arte. Nel mio caso il fatto di avere manualità, di saper trovare i materiali, di saperli trattare, di saper costruire i miei strumenti, mi permette di vivere la musica suonandola. Conoscere i materiali, vuol dire cercare, studiare, viaggiare, incontrare persone, culture, tradizioni, confrontarsi e integrarsi, rispettare e apprendere. Sono questi gli ingredienti della vita, basta assemblarli in maniera coerente. Passando attraverso le fibre dello strumento si può comunicare meglio. Come interagisci con lo strumento nella stessa maniera puoi interagire con il pubblico, questi due elementi devono essere una cosa sola. 
 
LC: [Ambiente] L’Italia cos’è? Per il musicista è solo il luogo che gli ha dato i natali o...? Non chiedo un giudizio, ma una valutazione del fattore ambientale. Ha senso per i musicisti continuare a nascere in questo luogo? 
 
PC: Dove si nasce è importante, è il punto di partenza. Nascere in Italia in generale non è così male Per quanto riguarda la musica, tutte le regioni hanno buone, ed in taluni casi ottime, radici musicali. Il problema è che molte non le vivono nella quotidianità, le regioni del sud Italia e poche altre lo fanno abbastanza. Ci sono paesi come il Brasile nel quale la musica è un modo di vivere, quando è così allora sì che le cose cambiano e di molto. Per un musicista l’importante è frequentare quei paesi che danno la possibilità di crescere e di confrontarsi. In Italia questo, a dire il vero, succede piuttosto poco. L’Italia è ancora tutta piccola provincia, da un lato ti permette di vivere bene, dall’altro il provincialismo è schiacciante e non aiuta chi vuole fare. E’ risaputo che dalla difficoltà vengono fuori cose belle. La cosa importante non è il luogo dove nasci, ma nascere in una situazione che dia la possibilità di muoverti e di sperimentare.

Luca Confusione

 


RECENSIONE del CD VASCONCELOS, SALIS, CONSOLMAGNO a cura di  Luca Confusione

 

Peppe Consolmagno, Nana Vasconcelos, Antonello Salis  Vasconcelos_Salis_Consolmagno (Cajù Records, 2005)Copertina: Vasconcelos, Salis, Consolmagno (Cajù Records, 2005)

di  ©2005 Luca Confusione - Music Club n.154 09/05

Le registrazioni contenute in questo cd sono quelle effettuate durante il concerto tenuto dal trio Nana Vasconcelos, Antonello Salis, Peppe Consolmagno a Roma al Fandango Jazz Festival il 15 luglio 2004. Peppe Consolmagno è percussionista nostrano, viaggiatore e anche per questo sperimentatore, autocostruisce gran parte dei propri strumenti, organizza workshop e corsi per l’introduzione di giovani e non al mondo delle percussioni, vanta un ampia serie di partecipazioni a festival internazionali e concerti con i progetti nei quali è coinvolto. Nana Vasconcelos (percussioni) e Antonello Salis (fisarmonica e pianoforte) sono noti in ambito jazzistico e hanno già collaborato (all’attivo un album Lester del 1985). Sembra che i tre si siano incontrati solo il giorno prima del concerto decidendo in poco meno di due ore come strutturare la performance che, devo dire, è difficile catalogare come jazzistica, anche se di sicuro è attraversata da umori e melodie di questo tipo. Ma il concerto è qualcosa di più e diverso dalla semplice somma delle parti, è uno scorrere di immagini sonore, costruzioni poco canoniche che sembrano piegarsi alla congiuntura favorevole. E’ un umore emergente che sa di Brasile, di Africa, di Europa (invero è da qui che arriva la vena jazz). I brani scorrono e le performance dei tre artisti si susseguono costituendo un patchwork timbricosonoro che è amalgama materica degli stessi, dei loro strumenti e dei loro umori: delayed voice e gong creano squarci naturalistici rotti da sincopati inseguimenti pianistici che confluiscono infine in atmosfere rarefatte, quasi spettrali, grazie a piatti e riverberi. E’ evidentemente una musica emotiva, che vive del piacere che provano gli esecutori nel suonare insieme, nel costruire sul momento il pezzo giustapponendo pattern o timbri, nell’improvvisare liberamente o ponendosi vincoli (come concertazione d’insieme ovviamente non a livello di spartito). Questo è ciò che si immagina e desume dall’ascolto e dalle informazioni disponibili, fatto sta che il contenuto sonoro risulta ispirato e godibile. Merito ulteriore inoltre va alla fedeltà del materiale che è stato registrato in un’unica serata su due tracce. Dispiace solo non avere una testimonianza visiva che di questa musica fisicamaterica deve essere una parte essenziale del modo di fruizione. Chissà, forse in futuro?  

Music Club 2005

 

 

Giuseppe) PEPPE CONSOLMAGNO 
Strada Serre, 7 - 61010 Tavullia (PU), Italy, Tel/Fax: 0721 476230 - Cell. 3388650981 - e-mail: info@peppeconsolmagno.com

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