Interviste
JAZZ
CONVENTION
Febbraio 2010
"
Come sto bene qui: racconti, suoni e visioni dell'Africa."
Libro + Cd del
Marangolo Quartetto Orizzontale
di Fabio
Ciminiera
«Ognuno
ha unito, in tempi diversi eppure poeticamente simultanei, le proprie
competenze e i propri limiti. L'idea era di "non" fare un semplice
disco, di "non" fare soltanto un racconto. E neppure soltanto un
libro.» Sandro Cappelletto introduce con queste parole Come sto bene
qui. Un volume bifronte - «Come una retta che può andare da un punto A a
un punto B. Ma la stessa retta può anche percorrere il cammino inverso.»
questa la chiosa di Cappelletto - animato da tanti protagonisti e tante
forme espressive, racconti e fotografie, musica e dipinti. Da una parte il
racconto di Sandro Cappelletto, costellato dalle fotografie di Enrico
Minasso. Dall'altra, i dipinti di Mirco Marchelli, introdotti da
una nota di Adolfo Francesco Carozzi. Al centro, issato su una pagina
di cartoncino spesso, il compact disc: brani registrati nel 1990 e, sempre
in quell'anno, presentati dal vivo al Festival Jazz di Montréal, corredati
da testi e fotografie riferiti alla musica del Marangolo
Quartetto
Orizzontale.
L'Africa è il centro delle riflessioni e delle esecuzioni dei tanti
protagonisti coinvolti. L'esposizione è volutamente
molteplice, contestuale: la dimensione orizzontale - proveniente dal
riferimento al mito e dalla denominazione stessa
del quartetto - si rivela una chiave di lettura importante. L'accostamento
delle varie espressioni porta a riflettere e a interrogarsi in
maniera ampia e diversificata su un continente che spesso siamo abituati a
semplificare e, di conseguenza, non comprendere a fondo.
Sia nel lavoro fotografico di Minasso che nei disegni di Marchelli
e anche in alcuni passaggi del racconto di
Sandro Cappelletto si vede o si percepisce una visione asciutta, poco
lirica, in alcune immagini apertamente drammatica dell'Africa. «Il lirismo
è uno sguardo da villaggio vacanze, afferma lo scrittore. La drammaticità,
certo, ma anche la bellezza assoluta: lo stare bene. Andare in Africa,
lavorare lì, partecipare a progetti di cooperazione, forse non serve agli
africani, ma certamente serve a noi.» Nel racconto, però, trova spazio
anche la dimensione magica... «È decisiva, soprattutto nella sequenza
finale. Spero di essere riuscito a renderla viva, materiale, sensibile, così
come l'ho vissuta, misteriosamente
eppure evidentemente.» Una visione che si compenetra anche nella
orizzontalità del mito. «"Quando ci vediamo?"
"Domani". "Domani quando?" "Domani". Ecco: la
concezione del tempo è, diciamo, meno ossessiva della nostra. La cultura
orale attualizza il passato, anche il più remoto, al presente. E tutto
scorre, in un cerchio infinito, mentre le scansioni implacabili del tempo si
appannano.»
Antonio Marangolo
e Peppe Consolmagno puntano l'accento sul reciproco influsso di
immaginazione e realtà nella loro musica. «In ogni narrazione, sia essa
letteraria che musicale, e la musica del quartetto è narrativa, mito o
immaginazione e realtà si scambiano a vicenda elementi seguendo un processo
per cui quelli reali devono sembrare mitici e immaginari e quelli di
fantasia devono apparire reali. La concezione del quartetto e le musiche
sono frutto di un'idea precisa di Antonio Marangolo. «La scrittura
segue il concetto di melodie che si intrecciano spesso su un bordone: il
processo di composizione si basa più sul timbro che sull'armonia, più
sulla melodia che sull'armonia stessa e con un concetto di ritmo libero. La
orizzontalità del nome e della musica è frutto di questa idea in cui le
linee melodiche viaggiano verso l'infinito.»
«Il rapporto del Marangolo
Quartetto Orizzontale con l'Africa, prosegue il sassofonista, è
presente nella musica del quartetto oltre che per l'uso di percussioni di
indubbia origine africana anche per la pronuncia jazzistica del sax e per
tutto quel mondo che involontariamente da quando la musica afroamericana è
stata diffusa soprattutto nel modo di cantare, si è insinuato in tutte
le musiche. Ma soprattutto è presente perché il concetto di partenza del
quartetto è: "una voce e un tamburo".»
Come sto bene qui è un lavoro plurale e le sue diverse componenti sono
state concepite e realizzate in maniera distinta, in uno spettro temporale
quanto mai ampio. Questo non ha impedito però la magia dell'incontro. Sandro
Cappelletto rivela come «l'ascolto del loro disco è stato il momento
decisivo. L'idea di musica orizzontale, l'evidente presenza di atmosfere
sonore che sentivo riconducibili ad emozioni africane, mi hanno suggerito
l'immagine di partenza del racconto.»
«Il master era pronto veramente da tanto tempo, prosegue dal canto suo Peppe
Consolmagno. A periodi si riprendeva in mano l’intenzione di
pubblicarlo. Gli stimoli esterni, oltre al lavoro di per se ben fatto, sono
stati diversi: dalla partecipazione del quartetto al Festival
Internazionale del Jazz a Montreal in Canada, dall’utilizzo di Vittorio
Gassmann delle musiche del quartetto per il programma Cammin leggendo
e abbinate con successo ai versi dei nostri più grandi poeti. Mancava
sempre qualcosa e soprattutto l’unione degli intenti. Ognuno di noi a modo
suo sentiva di portare nel cofanetto del cd il non solo essere musicista. Antonio
con lo aver scritto e pubblicato tre romanzi e i suoi quadri, Mirco con la sua vena
creativa unendo la pittura, alla musica e alla poesia con pubblicazioni e
mostre, io stesso con la costruzione dei miei strumenti e la pubblicazioni
di articoli e monografie, i fotografi come Andrea Repetto ed Enrico
Minasso che da tempo seguono amorevolmente il lavoro del Quartetto. Aver
conosciuto Sandro Cappelletto è stata una svolta decisiva e molto positiva.
Ne è uscito un lavoro in cui tutti ci riconosciamo, che ha attraversato un
percorso storico e personale lungo, articolato e maturo.»
Fabio Ciminiera
JAZZ
CONVENTION
febbraio 2010
Giuseppe) PEPPE
CONSOLMAGNO Strada Serre, 7 - 61010
Tavullia (PU), Italy, Tel/Fax: 0721 476230 - Cell. 3388650981 - e-mail: info@peppeconsolmagno.com
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