Interviste

 

4ARTS e ROMAINJAZZ
Dicembre 2012

 

Intervista a 

Peppe Consolmagno: il musicista artigiano


di Roberto Coghi

 

 

Vita e musica, per Peppe Consolmagno, sono la stessa cosa: entrambe affrontate con coerenza e senso dell’avventura. Questo incredibile percussionista non è un semplice musicista, ma anche artigiano, etnomusicologo, antropologo, giornalista e scrittore.
Unico europeo invitato a Salvador-Bahia, per il “III° e IV° PercPan” che corrisponde ad una vetrina Mondiale della Percussione.
Ha al suo attivo numerose collaborazioni con strumentisti di elevatissimo calibro. Ha partecipato da protagonista, a numerosissimi Festivals sia Internazionali (Canada, Francia, Germania, Portogallo, Tunisia, Brasile) che Nazionali (“Umbria Jazz”, Bologna, Roma, Catania, Tolentino, Lanciano, Asti, Coriano, Umbertide, Livorno, Trentino).

Lui gli strumenti li studia, li sPeppe  Consolmagno "Lua" - photo by Americo Salvatorimonta, entra in contatto con le popolazioni che li hanno inventati, ne studia i materiali e le tecniche per costruirli e suonarli. Musicisti di fama internazionale si servono, o si sono serviti, di strumenti fabbricati su misura da Peppe, un marchigiano! …. Tutto questo ha del fantastico!
Billy Cobham, Doussou Tourrè, Nana Vasconcelos, Antonello Salis, Antonio Marangolo e tantissimi altri ancora hanno suonato ed inciso con il nostro percussionista.

La maggior parte dei pezzi presentati nei diversi CD sono per lo più frutto di registrazioni live e ripulite in sala d’incisione. Durante le sue perfomances utilizza, insieme agli strumenti a percussione disseminati sul tappeto delle “meraviglie”, anche la voce, echi e loop tutti creati in diretta senza l’uso di basi preregistrate. Pertanto ogni concerto è sempre un’esperienza nuova.

Quando eri adolescente quali gruppi musicali seguivi o quale musica ti appassionava?
Non ho mai seguito nessun gruppo musicale in particolare. Sono nato a Rimini, ho vissuto a Pesaro, anche se dal 1991 vivo a Tavullia. Sono zone geograficamente molto belle in cui però la musica non fa parte di un vissuto quotidiano. La mia adolescenza era circondata, come ancora oggi, dal liscio romagnolo, con il suo fascino e con le sue limitazioni, la musica leggera ed il rock…Non erano cose che mi attiravano molto e ho sempre cercato di ascoltare la radio, comprare dischi, di viaggiare per trovare sonorità più vicine alle mie esigenze.

Come e quando hai iniziato ad interessarti di percussioni?
Da bambino mi piaceva sempre costruire qualcosa e cercare sonorità negli oggetti che incontravo. Questo è stato il mezzo che mi ha attirato verso la musica ed il mondo della percussione. Ero bambino, i soldi erano molto pochi…ricordo che mi ero costruito una batteria di cartone, bacchette con il legno di manico da scopa, microfoni con carta pesta, creato un gruppo, facendo popcorn e succhi di frutta per invitare amici a sentirci e stare insieme. La cosa è andata avanti, ho sempre continuato a fare ricerca, a costruire la mia casa come i miei strumenti, facendo lavori differenti e da ciascuno trarne vantaggi ed esperienza, sempre affascinato dal mondo del “fare”, dove il fare è l’espressione del sapere, dell’umiltà, del rispetto. Nel tempo ho sempre trasportato tutto questo nel mio set e nella mia musica, fino ad divenire un tutt’uno in cui oggi mi identifico.Peppe Consolmagno at Teatro della Fortuna (Italy) october 2012 - photo by Dulce Margarida Soares

• Perché il Berimbau?
Da sempre amo il Brasile, la sua mistura, e nei suoi tre colori di cui è fatto, il giallo (l’indio), il bianco (l’europeo) ed il nero (l’africano)…Fu ascoltando Nanà Vasconcelos ad incuriosirmi di questo strumento. Nel secolo scorso (…) c’erano gli Lp, poche foto, poche notizie, tutto costava molto caro. Era difficile ascoltare cose interessanti, poi ascoltando la radio sentì un suono, o meglio un modo di porre un suono nella musica, che mi catturò l’attenzione, era Nanà! Incomincia a far ricerche e studi sul Brasile, sulla sua cultura, sui suoi strumenti e la passione è aumentata incontrando molte affinità con il mio modo di vivere. Il berimbau non è solo uno strumento musicale ma anche un amico di viaggio, una fonte di ispirazione.

Perché alla ricerca del ritmo hai preferito lo studio e l’analisi delle sonorità e del timbro?
Uno strumento autocostruito, di cui si conosce la provenienza e le fibre, lo si utilizza come     unico mezzo espressivo, custodendolo, suonandolo in maniera appropriata; ne consegue un atteggiamento intimistico con il proprio strumento. Tutto questo esula dal semplice e limitativo concetto-approccio ritmico dello strumento, ma vede lo strumento musicale proiettato in un contesto più ampio. Secondo me il solo fattore ritmico è di per se molto limitativo. Per me il suono è il mezzo per eccellenza per comunicare, per ricercare, per esprimermi. Lo strumento l’ho sempre considerato un oggetto sonoro, capace di trasmettere la propria storia. Il timbro è colore, è emozione, i simbolismi la rappresentazione, la comunicazione della propria esperienza la cui lettura è necessariamente organica ed abbraccia altre forme espressive come il tempo, la gestualità, la spazialità, la musica corporale e l’uso della voce. E’questo quello che porto nella mia musica.

Questa tua ricerca sulle possibilità sonore degli strumenti (piatti nell’acqua, lamiere percosse con mazze, campane tibetane) prendono spunto sicuramente da suggerimenti di altri artisti del calibro di John Cage, Don Cherry e i Percussionisti di Strasburgo, o sbaglio? Sicuramente ce ne saranno altri, quali?
Peppe Consolmagno at Teatro della Fortuna (Italy) october 2012 - photo by Dulce Margarida SoaresNon ho mai seguito nessun artista in particolare anche se alcuni mi hanno interessato più di altri. Ascoltare troppo gli altri, studiarli per intenderci…lo trovo molto vincolante e ripetitivo…con il rischio di perdere originalità e creatività. E’ pur vero che nessuno inventa niente e come spesso mi piace dire: il più delle volte si scopre l’acqua calda! Quello che conta non e’ quello che hanno fatto gli altri, ma quello che si è in grado di fare e soprattutto come si colloca quel determinato suono nella musica, perché il suono è musica!. Il mio punto di partenza è sempre stato far parlare gli strumenti e far cantare le parole. E questo lo si può fare quando si ha un legame molto profondo con i propri strumenti. Non a caso la maggior parte dei miei strumenti me li costruisco o adatto alle mie esigenze personalizzandoli quelli che trovo già fatti. E’ solo passando attraverso le fibre con cui è fatto uno strumento che si può dialogare con lui.

I tuoi brani sono frutto di improvvisazioni o segui una vera e propria partitura?
La mia musica spesso è spontanea, non scrivo nulla in senso di partitura tradizionale, a limite solo qualche disegno o qualche appunto. Come in tutte le culture orali, la struttura dei miei brani segue una linea ben delimitata e seria che permette però allo stesso di creare, di sperimentare con libertà nuovi orizzonti. Amo improvvisare ma sapendo, come dovrebbe essere in realtà, dove sono e cosa sto facendo. La miglior musica è il silenzio, come diceva autorevolmente qualcuno, quello che posso fare è rispettarlo camminando in punta di piedi.

Tutti le tue composizioni sono frutto di diverse contaminazioni, dall’africa mediterranea alla capoeira brasiliana, dalle drupad indiane ai canti degli sciamani amazzonici, la tue scelte sono casuali o perseguono un percorso stabilito in precedenza?
Sono sempre stato curioso, ho sempre osservato molto, ho fatto esperienze diverse e mi piace vivere qualunque situazione da dentro e non da spettatore, sono della scuola del fare e mi piace parlare per pensare e quando penso una cosa sento che devo realizzarla. Durante il giorno non perdo occasione per portare nel mio bagaglio personale, immagini, suoni, modi di vivere, di parlare, di mangiare e di trasportarlo in musica. Credo che un musicista debba portare sul palco e nella sua musica quello che è!

Nei tuoi concerti utilizzi un grande tappeto disseminato da una serie di strumenti a percussione e non solo. In questi anni è mutata la strumentazione o si adatta alle esigenze del caso? Le sonorità in “Ishk Bashad” richiedono atmosfere diverse da quelle proposte in “Fandango Festival”?

Ho sempre avuto una mia dimensione e ho sempre coerentemente utilizzato il mio set con gli strumenti da me costruiti. NPeppe Consolmagno "Lembrança do Nordest" - photo by Americo Salvatoriel tempo ho semplicemente aggiunto qualche cosa ma soprattutto ho cercato di mettere sempre più a frutto nella mia musica e nel mio approccio alla musica le esperienze di vita maturate strada facendo. Per Ishk Bashad come per le altre situazioni ho sempre utilizzato i miei strumenti e il mio modo di suonare. Pongo me stesso e i mie strumenti sempre nella stessa maniera indipendentemente dal tipo di musica con cui mi trovo a confrontare.

Dopo le ultime proposte musicali con Salvatori e Spinaci, che trovo di forte intensità e altamente evocative hai altri progetti per il prossimo futuro?
Per adesso a dire il vero mi sto dedicando soprattutto al trio con i validi compagni il chitarrista Simone Spinaci e il sassofonista Nicola Salvatori. Il cd “Flowing Spirits” è uscito proprio in questi giorni ed è stato prodotto dall’amico Sergio Veschi per la sua prestigiosa Red Records ed è distribuito dalla IRD. Adesso la massima concentrazione è divulgare la nostra musica e soprattutto suonare.
Parallelamente continuo a mandare avanti le altre mie proposte, dalla mia solo performance “Timbri dal Mondo” alla collaborazione con il sassofonista Antonio Marangolo (sia in duo che con lo storico Marangolo Quartetto Orizzontale), con il pianista il caro amico Beppe Grifeo (sia in duo che con il quartetto Ishk Bashad), il duo con Giovannimaria Perrucci (organo di chiesa ed io), il prossimo anno saremo a suonare a IV Festival de Órgão da Madeira in Portogallo. La novità è la recente proposta del trio VJC con Nana Vasconcelos, Jayadeva e me, in via di definizione.

Ci sarà modo di rivederti a Roma, o per vivere le tue alchimie è necessario raggiungerti nelle Marche?
Roma ha da sempre il suo fascino e un pubblico ben attento ed abituato ad ascoltare buona musica. Sto aspettando risposte dalla Rai a riguardo dell’ultimo mio cd, come anche date per concerti vicino a Roma. Oggi suonare è sempre più difficile, chi organizza oggi ha problemi economici seri e solo i rimborsi spese dei viaggi dei musicisti spesso creano limiti alle loro idee e desideri di programmazione musicale. Ogni periodo ha le sue difficoltà e di base la cultura in Italia ha sempre sofferto. Le difficoltà devono essere uno stimolo per andare avanti, il niente è frutto del nulla, le cose facili sono facili quando si sanno fare, e saperle fare vuol dire essersi impegnati a lungo e seriamente, la coerenza mostra sempre il carattere, divulgare e seminare bene credo che sia l’unica soluzione.

                                                                                                                                                                                   Roberto Coghi


4ARTS   e ROMAINJAZZ Dicembre  2012 


 

 

Giuseppe) PEPPE CONSOLMAGNO 
Strada Serre, 7 - 61010 Tavullia (PU), Italy, Tel/Fax: 0721 476230 - Cell. 3388650981 - e-mail: info@peppeconsolmagno.com

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