Rivista La
Prima
L'ANIMA DELLO STRUMENTO
Un artista poliedrico Peppe Consolmagno, dotato di un talento unico. Vi lascio alle sue parole, ai suoi racconti, frutto di viaggi ed esperienze vissute tra Sudamerica, Africa, Asia e regioni immaginarie. Leggete con calma, per comprendere in maniera più profonda il suo percorso artistico ed umano. Foto di Elio Guidi D. Come è nata questa passione (diventata nel corso degli anni una vera e propria professione) per la costruzione di strumenti tradizionali ed atipici? R. Ho
sempre avuto un particolare interesse per i particolari.
Sono sempre stato affascinato dalla natura, dalla
semplicità, dalla sincerità e dalla coerenza. Sono cose
che mi accompagnano fin da quando ero bambino, così come
la barba, già evidente nella adolescenza, che è
continuata a crescere con me. Sono sempre riuscito a fare
molto con poco. L'ho fatto in tutte le cose, come nella
costruzione della casa e nell'arredamento, così
come nella costruzione di strumenti musicali. Mi piace
molto parlare e parlare per me equivale a pensare. Mi
piace altrettanto fare molto ed in rapporto alla
quantità mai meno delle parole. Non mi sono mai
riconosciuto negli strumenti musicali che ho acquistato,
ho sempre avuto la necessità di capirli, di conoscere la
loro provenienza, come e con cosa sono costruiti, la loro
intonazione e la maniera con cui vengono suonati. Da qui
l'esigenza di adattarli al mio modo di fare musica o il più delle volte di costruirli. Nessuno inventa niente,
il più delle volte si scopre "l'acqua calda", ma
costruire un vero strumento musicale non è affatto
facile, e per vero intendo uno strumento che sia capace
di esprimersi in contesti musicali differenti, sia
acustici che amplificati, sia in studio che dal vivo.
Deve essere soprattutto in grado di esprimere il pensiero
di chi lo suona. Ci sono tante persone che costruiscono
strumenti, soprattutto a percussione, il risultato il
più delle volte è puro D. E molto intensa la tua attività concertistica e di animatore di seminari e workshop. Come sono strutturate le tue dimostrazioni? R.
Quando parli con un musicista italiano o straniero che
vive in Italia sentirai sempre lamentele sul fatto che si
suona poco ed è vero. Comunque sia devo dire che il mio
sforzo continuo a migliorare e a perfezionare mi sta
portando negli ultimi anni a suonare sempre più in
teatri e festival di rilievo. Ogni livello richiede un
elevato grado di professionalità. L'Italia è il Paese
del -non c'è probblema- e del -non ti preoccupare-,
D. Mi ha particolarmente incuriosito la presentazione di -Rhythm is the cure-. Parlami di questa singolare formazione. R. Tra le mie proposte c'è quella con Glen Velez, Alessandra Belloni e me che si chiama -Rhythm is the Cure-. Nato come duo su musiche principalmente di Alessandra, si è allargato solo recentemente con me al trio. Tutti e tre utilizziamo voce e strumenti a percussioni, ma le nostre provenienze sono molto differenti: Alessandra Belloni con le sue tammore e i suoi tamburelli, basa il suo spettacolo sul potere curativo delle percussioni e delle trance-dance di purificazione. Questa antica forma di musica e danza terapia è conosciuta come tarantella, pertanto il suo riferimento è il sud d'Italia. Glen Velez, di origini messicane ma americano a tutti gli effetti, si esprime con i suoi tamburi a cornice dell'aerea araba di cui è specialista mondiale in performance raffinate e eccellentemente matematiche. D. E nota la tua passione per le culture extra-europee. Ma quale paese ami in maniera preponderante rispetto ad altri? R.
Ogni cultura si esprime musicalmente con i suoi
strumenti, con la loro tecnica di costruzione, con la
loro maniera di suonarli, con la loro pulsazione e questo
accade pur utilizzando materiali simili. Più che di
musica si parla di gesto musicale e di maniera di vivere.
Questi principi si trovano in varie parti del mondo, ma
per quanto mi riguarda li ho trovati in Brasile, un paese
pieno di contraddizioni, che si muove dentro un triangolo
D. A quale progetto stai lavorando? R.
Tra i miei progetti c'è il Marangolo Quintetto
Orizzontale. Un gruppo molto interessante con cui nei
primi anni novanta (allora era un quartetto), avevamo
fatto cose molto interessanti, suonando in tutta Italia,
in Francia, in Svizzera e ottenendo un grande successo al
Festival Internazionale del Jazz a Montreal, in Canada.
La peculiarità del Quintetto Orizzontale sta nel fatto
che durante le esecuzioni le parti improvvisate sono
così numerose e importanti da far sì che ogni musicista
diventi necessariamente e istantaneamente compositore.
Una tromba barocca, un violoncello romantico, un saxofono
etnico, un contrabbasso jazz e una percussione originale
unita alla voce sono gli ingredienti di un risultato che
non è facile da definire, il cui principale intento è
comunque quello poetico. Andrea Braconi
(Giuseppe) PEPPE CONSOLMAGNO Strada Serre, 7 - 61010
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